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IL TEMA: L’Alfama è il quartiere più antico di Lisbona, si estende dal castello di Sao Jorge al fiume Tago ed è rimasto, fino alla dominazione araba, il solo nucleo cittadino. Gli azulejos colorano la città vecchia, abitata in passato prevalentemente da pescatori, mantenendo intatto il fascino di un’area che porta ancora i segni del violento terremoto registrato sul finire del XVIII secolo. Recenti politiche di sviluppo hanno avviato una necessaria opera di riqualificazione che ha coinvolto alcuni tra i più importanti monumenti della zona. Tra questi il castello Sao Jorge, residenza reale fino al XVI secolo, diventato oggi il belvedere dal quale godere della migliore vista sulla città. Passeggiando tra le strade di Lisbona è difficile non lasciarsi trasportare dal calore del fado, antica arte popolare. Invitiamo i concorrenti a progettare il nuovo MUseu do FAdo, il MUFA, in sostituzione del precedente costruito nel 1850. Vogliamo diventi un’architettura-simbolo, capace di rappresentare la tradizione diventando un polo di riferimento per l’intera comunità. Rivisitare le radici per dare nuova forma al futuro: che sia un passo significativo per il rilancio dell’Alfama.


PRIMO CLASSIFICATO: Juan Diego Fernandez Sinigaglia, Ivo Iacouzzi (ARGENTINA)

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“Il MUFA vuole diventare un’icona, non proponendo una mimesi che sappia di resa con il luogo ma diventando un edificio rappresentativo e dalla forte identità. Favorire l’accessibilità attraverso un sistema di rampe e scale diventa il proposito principale di progetto. L’edificio si sviluppa su piani diversi: l’auditorium è chiuso da un volume circolare in Cor-ten ed è lo spazio di mezzo tra gli spazi comuni; la hall e i laboratori sono posti al piano superiore. La grande piazza estera segue l’andamento della strada e diventa un elemento essenziale di connessione tra il nuovo edificio e lo spazio circostante. La terrazza superiore, preceduta da un volume chiuso, è resa leggera da esili pilastri di supporto, permette ai visitatori di godere del panorama che si apre sull’Alfama. Il contrasto tra pieno e vuoto, aperto è chiuso da’ dinamicità al museo che si apre al sito che si apre al luogo pur non rinunciando alla propria unicità.”


SECONDO CLASSIFICATO: Szymon Marciniak (POLAND)

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“Il progetto pone il proprio significato nella musica, elemento che raccoglie in se’ significati legati alla storia e alla tradizione di Lisbona. Il Museo do Fado vuole evocare emozioni. Gli spazi espositivi sono divisi in quattro sezioni differenti, ognuna legata ad una diversa percezione: esporre, conoscere, sentire e osservare rappresentano le intenzioni che il progetto vuole stimolare. Rileggendo l’uso degli azulejos, la facciata è stata scomposta in piccole sezioni quadrate, pieni e vuoti, che permettono alla luce di penetrare in maniera dinamica. L’intenzione è di guidare il visitatore verso l’introspezione: meno si vedrà e più saranno le emozioni che le persone dovranno percepire per vivere un’esperienza che coinvolga contemporaneamente il corpo e l’anima.”


TERZO CLASSIFICATO: Graziano Giancaterina, Gianmarco Fornara, Mario Giannini (ITALY)

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“L’edificio si adatta alla conformazione del sito insistendo su un asse di rotazione che permette ai tre volumi di intersecarsi in maniera dinamica. Questo spazio centrale è il fulcro di progetto nel quale si sviluppano i collegamenti verticali. Le facciate, invece, traggono ispirazione da un altro elemento identificativo della cultura portoghese: il Coração de Viana. La decorazione organica dei gioielli tradizionali è interpretata su macro scala attraverso una maglia in acciaio e vetro che fa’ da filtro tra gli ambienti interni e gli spazi esterni che mutano al variare delle condizioni di luce. La raffinatezza e l’eleganza della decorazione rende l’edificio alla stregua di un grande gioiello urbano.”


MENZIONE: Joan Marc Garcés Sabaté (ESPANA)

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“Nostalgia, malinconia e ricordi sono le componenti dei racconti del Fado che si presume essere nato proprio nel vicino Castello di San Jorge, un luogo chiuso e destinato all’introspezione. Il MUFA vuole quindi proporre una perfetta fuzione tra senso ed emozione. Gli elementi che costituiscono il castello sono stati riletti in chiave innovativa: le pareti, il fossato, i bastioni diventano pareti, superfici d’acqua, ingressi. Tutto questo costituisce un nuovo edificio di cemento monolitico che emerge all’interno di un paesaggio segnato da tracce urbane forti. Gli spazi comuni, caffè e hall, sono su fronte strada mentre auditorium e laboratori sono collocati sul lato opposto in risposta a una urgenza di maggiore privacy. Le spesse murature isolano il visitatore giudandolo in un’esperienza quasi mistica.”


MENZIONE: Giovanna De Simone, Matteo Amicarella (ITALY)

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“Difficile non farsi trasportare dalla musica e dal calore delle note del Fado: è da questa forza di attrarre e sedurre che nasce l’idea di un edificio fluido, una grande cassa armonica in legno in cui il visitatore è invitato ad immergersi. Il museo si esprime attraverso linee curve che richiamano il movimento del suono nello spazio. I cilindri contraddistinguono uno spazio che ciascun visitatore sente in modo differente: non ci sono assi principali ne percorsi obbligati, lo spazio si dilata attraverso le note che ciascuno sente in modo personale. L’auditorium si presta a questa metamorfosi: non più uno spazio fisso ma in continua trasformazione; attraverso strutture mobili che regolano l’altezza delle gradonate è possibile variare la capienza della sala per adeguarla ad ogni evento. La piazza superiore si articola in una serie di aperture e scorci visivi che immergono i visitatori in un labirinto sensoriale in continua evoluzione.”


MENZIONE: Tolbes Cosmin Nicolae, Cela Adamescu, Razvan Chelu (ROMANIA)

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“La proposta ragiona sull’idea di un complesso capace di imprimere nuova identità all’attuale impianto urbano. Il MUFA vuole diventare un luogo di raccolta flessibile con un denominatore comune, il Fado. La costruzione diventa uno spazio convergente dove il centro risulti percepibile da tutti.Tre sono gli elementi che hanno influenzato il progetto: la Fiera da Ladra, il vicino parco e le tradizioni locali. Mantenere una piazza aperta permette ad una antica usanza, il mercato popolare, di non smettere la propria attività. La nuova piazza propone un collegamento col vicino parco, è l’intenzione di trasformare l’intervento in un’integrazione e non in un’aggiunta. In ultimo, gli azulejos sono stati riletti in stile contemporaneo dalla facciata continua in Cor-ten. Gli spazi interni, hall con zona ristoro, auditorium e laboratori, pur godendo di una propria indipendenza risultano connessi tramite percorsi verticali ponendo il MUFA quale perfetta integrazione tra forma e funzione.”


MENZIONE: Tamara OIivo Goularte, Kim Ritter Veit (BRASIL)

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“In una cultura forte e consolidata come quella lusitana, il progetto si innesta in modo silenzioso, in segno di rispetto per le tradizioni del luogo. L’edificio, attraverso la sua massa solida, si propone di dare nuova caratterizzazione ad un sito dalla forma irregolare. Il volume compatto è stato di volta in volta svuotato a seconda delle intenzioni di programma. A livello strada l’ingresso, arretrato rispetto al piano superiore, propone un’interessante sbalzo che da’ leggerezza al costruito; l’ultimo livello è invece aperto sul panorama permettendo ai visitatori di godere di un’ampia terrazza. Nel mezzo la struttura gioca sulle percezioni: mano mano che si sale verso l’alto gli spazi diventano sempre più ampi e luminosi. Forme pure e superfici bianche rappresentano il carattere di un’architettura molto razionale.”


MENZIONE: Vladimir Bojkovic, Phung Nguyen Huu Long, Ivan Jovicevic (MONTENEGRO-VIETNAM)

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“Il progetto nasce dalla conformazione della chitarra usata nel Fado, riproposta nella forma degli ingressi dei tre volumi. Gli accessi rappresentano passato, presente e futuro: il più piccolo individua il passaggio secondario, il grande connette la struttura alla piazza esterna mentre l’ingresso dalle dimensioni intermedie è un passaggio di collegamento tra i tre blocchi edificati. La facciata si compone di due strati, anch’essa ha un valore simbolico che rimanda al Fado. La maglia in acciaio riporta alla mente l’immagine delle note musicali e funziona come una tenda adagiata sulle vetrate di chiusura. L’edificio ricorre alle trasparenze per acquisireuna leggerezza tale da sembrare sospeso sul pendio dell’Alfama. “


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