
[TEMA] Dublino ha una storia secolare spesso intessuta di miti e leggende e che testimonia la propria origine certa intorno al III secolo d.C. In epoca medievale la città conobbe imponenti fortificazioni che i conquistatori anglo-normanni eressero per frenare l’influenza dei nativi irlandesi; vennero edificate imponenti fabbriche religiose quali la chiesa del Cristo e la Cattedrale di San Patrizio. Tali monumenti iniziarono a consolidare, nel corso dei secoli, il diffondersi di uno stile georgiano, una fusione tra gotico, roccocò di origine inglese e palladianesimo di stampo italiano. I mattoni a vista sono il materiale che caratterizza le costruzioni locali, elemento di riconoscibilità che tutt’oggi traspare camminando tra le vie della città. The Ireland Cultural Center stabilirà un dialogo con il contesto per dare nuovo valore alla storia del luogo. Sale per convegni, workshop spaces, e aule per dibattiti ospiteranno incontri in continuità con le influenze culturale promosse da letterati e artisti del passato. Un luogo che rappresenterà la Dublino del XXI secolo in continuità con la propria tradizione.

[53°20’44’’N-6°16’51’’W]

[PRIMO CLASSIFICATO] Emanuel Santillan (ARGENTINA)
Il carattere del quartiere in cui si svolgeranno i lavori è il risultato della convivenza tra un tipico tessuto dublinese, compatto, solido e murato e l’esistenza di strutture manifatturiere e produttive, che rappresentano un altro momento storico nel quartiere operaio Liberties.
Sulla base di queste linee guida si determina un processo progettuale volto ad integrare due logiche apparentemente contrapposte: la solidità del tessuto urbano dublinese, che viene ripreso al piano terra, come continuità della città e la leggerezza delle strutture industriali recuperate che caratterizza l’idea formale alla base del disegno dei piani superiori. L’auditorium, collocato al centro dello spazio, diviene punto d’incontro e fulcro del progetto, l’interno è estensione del tracciato verso un ambito semi-pubblico. Le sale espositive, poste ai livelli superiori, rappresentano ambiti flessibili nei quali poter tenere eventi e workshop. La terrazza panoramica completa il precorso.

[SECONDO CLASSIFICATO] Vlad Capitanu (SWEDEN)
Un nuovo polo di attrazione emergerà nello splendido paesaggio di Dublino. Al fine di integrare l’edificio nel paesaggio esistente, la proposta mira ad affrontare il problema da due diverse angolazioni. Da un lato l’oggetto architettonico, dall’altro la scala urbana. L’edificio è diviso in due settori: l’area incassata rappresenta i laboratori, impilati uno sull’altro creano uno spazio coeso dove possono svolgersi le attività assegnate mentre la restante parte con biblioteche e laboratori rappresenta la zona ad uso pubblico.
Gli ambiti esterni fungono da collante tra le parti e, attraverso il ricorso a forme di stampo organico, danno dinamismo alla lettura d’insieme del complesso.

[TERZO CLASSIFICATO] Sergey Yanchenko, Anna Krasnova (RUSSIAN FEDERATION)
Un giorno uscendo dalle case, i locali del quartiere di Ushers vedranno il nuovo edificio minimalista del centro culturale irlandese all’incrocio tra le strade dell’isola e di Bridgefoot. L’altezza correttamente calibrata dell’edificio, che eguaglia l’atteggiamento del vicino edificio di sei piani, e il materiale da costruzione tradizionale in mattoni ocra di Dublino, consentirà all’edificio di integrarsi nell’ambiente urbano. L’anfiteatro, circondato da vegetazione, è un posto ideale per conferenze o relax all’aperto. L’atrio di ingresso è illuminato in modo naturale dai lucernai presenti sulla copertura dell’edificio. Le finestre a nastro che circondano le sale espositive permetteranno ai visitatori di osservare la vicina chiesa di Santa Caterina godendo di inusuali punti di vista che diventeranno un ideale tramite tra passato e presente.

[MENZIONE] Stephan Bastiaans, Axel Beem, Frank Van Vliet, Thomas Edes (NETHERLAND)
The Ireland Cultural Centre riflette ambiziosamente e agisce sulla nozione di connessione su scala urbana, civile e personale, costruendo letteralmente ponti tra classe operaia e classe superiore, tra consumatori e produttori di cultura e tra i visitatori e i loro talenti. Tre tipi di spazi interconnessi – Esplora, Scopri, Crea – creano un circuito di feedback positivo per il quartiere. I tre blocchi che compongono l’edificio disegnano un canyon di mattoni componendo una struttura fluida in cui le diverse parti sono autonome ma connesse tra loro. Gli ambienti scoperti sono gli spazi comuni dove avviene l’incontro e l’interazione, le funzioni sono contenute all’interno dei tre blocchi aperti a livello strada e dialoganti, attraverso passarelle sospese, ai piani superiori. Giocando con il concetto di compressione e decompressione dei collegamenti il Cultural Center trasforma la sua identità privata in gesto di apertura su scala urbana.

[MENZIONE] Cecile Bouissa, Iair Laufer (URUGUAY)
Uno degli obiettivi principali del progetto era quello di attenuare la sua grande scala per ottenere un sottile risalto nell’ambiente, senza mettere in ombra le caratteristiche architetture storiche del quartiere. In primo luogo, il volume che si osserva sopra il livello del suolo può essere inteso in tre fasce: la prima si sviluppa come uno spazio pubblico ampio, la seconda rappresenta l’ambito funzionale dell’edificio, la terza di conclusione diventa il belvedere dal quale è possibile osservare il panorama circostante. Le sale espositive, in ricerca di una maggiore privacy, sono collocate sotto il livello del suolo e diventano una metafora di solidità che la nuova architettura ricerca nel valore dell’arte.

[MENZIONE] Micaela Mokobocki, Elianne Grobert, Nicole Arismedi (URUGUAY)
Tre sono gli elementi principali di progetto: un cubo completamente vetrato che simboleggia la contemporaneità e dove si sviluppano i programmi, una facciata verde e tridimensionale che si adatta ai confini in modo da non generare un brusco o improvviso cambiamento tra questa nuova costruzione e il suo ambiente tradizionale , e uno spazio libero e ricco, che si genera tra i due elementi prima citati, dove si sviluppano le attività legate all’esterno. Grande importanza riveste questa piazza privata; il piano terra scende gradualmente generando in esso la cavea esterna indicando l’ingresso principale dell’edificio. L’utente si sente al centro quando raggiunge lo spazio principale dove, attraverso doppie altezze, gli spazi della hall, del ristorante, del foyer e dell’auditorium, si coniuga una ricchezza spaziale in cui le attività risultano tutte connesse tra loro.7