#NAPOLICALL

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TEMA: L’oggetto del concorso riguarda uno studio sulla mobilità napoletana. E’ ben noto come  molti siano i progetti e i cantieri in essere per le metropolitane di Napoli. Trattandosi di una città storica si vuole analizzare la condizione in cui versano le fermate di vecchia edificazione. Nello specifico, il concorso pone l’accento sulla fermata di Montesanto, prossima al cuore antico della città e snodo fondamentale per chi quotidianamente la usa nel raggiungere luoghi di lavoro e studio. L’intento è quello di raccogliere idee e proposte che sappiano offrire una visione nuova del contesto d’intervento trasformando l’attuale configurazione con un architettura di forte identità. Immaginare nuove percorrenze e modi d’uso per un’area urbana rimasta distante dai programmi di ridisegno che hanno coinvolto altre aree della città.


PRIMO CLASSIFICATO: Riccardo Renzi

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“L’area di progetto soffre per la preesistenza di criticità che deformano la percezione da parte del cittadino rendendo il luogo inadatto alle normali attività collettive. La prima operazione compiuta sul luogo è dettata dall’esigenza di liberare lo spazio, di ripulire l’insieme da sovrapposizioni e ambiti poco chiari. C’è poi il vuoto, quello scavato fino a livello metropolitana nella esaltazione di un inviluppo verticale. L’assenza è il principio secondo cui le due piazze, quella interrata e quella a livello strada, si sovrappongono e vivono di comune intreccio. A livello superiore la riqualificazione con botteghe al dettaglio lungo il muro di margine e la copertura del calpestio con un’ampia superficie vetrata, tale da consentire illuminazione naturale durante le ore di giorno, fanno si che nasca un unico grande luogo, utile per la nascita e lo sviluppo di nuove proposte urbane insediative.  La grande piazza ipogea prevede, inoltre,  la distribuzione di attività ai vari livelli e un giardino alla quota più bassa. Sui fronti interni schermi informativo-pubblicitari a servizio del fruitore.”


SECONDO CLASSIFICATO: Russo Mario, Borrelli Maria

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“Il rapporto di Napoli con il suo sotto è antico quanto la sua origine. La città di sopra dei palazzi e dei vicoli si è costruita scavando nella sottostante roccia viva da cui si estraevano le pietre di tufo.  Il progetto prende vita intervenendo sulla materia prima, plasmandola, lavorandola, scolpendola. La nuova costruzione e l’intorno urbano interagiscono attraverso una grande scala, chiaramente visibile dalla piazzetta, costituendone ulteriore quinta e soprattutto diventandone prolungamento, continuità. Chi si affaccia dalle decine di balconcini che spuntano dalle facciate dei palazzi si confronta con le forme familiari del volume architettonico che ricorda il paesaggio più intimo e naturale della città. L’interno è il luogo della memoria; dal livello strada fin giù alle banchine le pareti e i soffitti dalle giaciture irregolare richiamano quelle di una cava di tufo, finzione voluta di un rivestimento in lastre di pietra ricomposta. E’ l’intimità di un dentro da vivere, è il sottosuolo di Napoli che appare in superficie.”


TERZO CLASSIFICATO: Tupputi Giuseppe, Fiore Giovanni, Quadrato Vito, Resta Giuseppe

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“Un cubo di vetro che possa richiamare l’attenzione delle persone. Il volume, dai tratti molto essenziali, si contrappone al caos della città mentre la piazza a livello strada canalizza i flussi diretti all’interno della stazione. Sale espositive e book shop, tra le dotazioni funzionali del progetto, sono il luogo in cui le persone in attesa del proprio treno possono sostare godendo di insoliti punti di osservazione sul luogo. Napoli vive di continue sovrapposizioni: alla città visibile si contrappone la città ipogea, un legame che il progetto si propone di valorizzare come un ideale ponte tra le epoche. Un cono di luce prende forma partendo dalla copertura dell’edificio per ampliarsi verso il basso dove i raggi del sole penetrano in maniera decisa. Le pareti rosse, sagomate in maniera irregolare, riportano alla memoria la lava del Vesuvio, uno dei simboli più riconoscibili del territorio. L’architettura è intesa come un continuo rimando di simbolismi, è dalla storia che prende forma il futuro.”


MENZIONE: Francesco Giuseppe Tullio

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“La proposta progettuale esprime la volontà di creare un nuovo e importante punto di riferimento per la città potenziando e riqualificando i collegamenti con le strutture già esistenti. La stazione si genera come un foglio che nasce dal terreno, aderisce al contesto circostante, allineandosi ad esso. La torre rappresenta un punto di riferimento a supporto della città; un asse verticale che collega visivamente Montesanto con il corso Vittorio Emanuele alle sue spalle. Il progetto crea una piccola area ipogea, leggermente appartata, che consente ai turisti di sostare ospitando al proprio interno una sala lettura, un caffè e un ristorante. Decisione voluta quella di separare i flussi veloci dei viaggiatori e quelli più cheti di chi nella piazza intende sostare. L’intervento diventa parte della città pur esaltandone le contrapposizioni.”


MENZIONE: Labate Giuliano, Di Franco Piera, Occhiobone Vincenzo, Pulella Giovanni

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“L’intenzione progettuale è volta a restituire una forte riconoscibilità al luogo, e connettersi alla presenza passata di un uliveto citato in una storica frase del Vettori, [……che possa questa oliva pressata portare abbondanza di creatività dei luoghi volti a valorizzare il contesto urbano nel rispetto di un ormai morente identità……]. Da una prima analisi territoriale è parsa evidente la carenza di posti auto, l’intera zona della piazza è giornalmente sommersa dalla frenetica ricerca di questi. L’involucro in vetro sottostante, collegata al parcheggio tramite rampa laterale che ospita l’ingresso della metro, è concepito come un’unica hall. Lo spazio interno presenta un’ampia foratura di 23 metri di profondità, nella quale si snodano le rampe di scale mobili intrecciate tra loro. L’intera struttura, con la copertura finita in pannelli in rame verde forati e sostenuto, è posta più in basso rispetto alla quota di accesso alla piazza. Di notte, vista la trasparenza dell’involucro, le ombre del costruito vengono proiettate sugli edifici circostanti andando a ricostruire quelle che erano le linee morbide delle colline colme di uliveti all’esterno del borgo.”


MENZIONE: Verdi Niccolò, Forconi Fabio

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“La futura fermata è concepita come una struttura che fluttua al di sopra del livello piazza. Geometrie concave e convesse formano la copertura; elementi stirati vengono utilizzati per la struttura portante. Superfici lucide e trasparenti conferiscono leggerezza al costruito di superficie che sembra sollevarsi sopra la rete di collegamento interrata. L’area coperta è destinata sia alle zone di sosta interna, biglietteria, atrio e locali di servizio, sia per quelle esterne della piazza. I tagli sulle murature permettono alla luce di penetrare regalando scorci e atmosfere sempre diverse a seconda degli spostamenti del sole durante la giornata. Il progetto si rifà ad una ideale giungla urbana, quello di un contesto lasciato all’incuria del caso, del non-voluto, dove un necessario atto di cambiamento può risultare utile a propositi di sviluppo urbano.”


MENZIONE: Della Croce Roberto, Castellozzi Lorenzo

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“Una piazza, una serie di percorsi pedonali, le scalinate e una stazione funicolare: sono questi gli elementi che compongono quello che oltre a una fermata metro si propone di essere un nuovo polo di aggregazione sociale. Gli interventi previsti dal progetto sono oggetti a scala ridotta, elementi essenziali quali una pensilina, spazi verdi, le panchine, i corpi illuminanti, un bar caffetteria e piccoli negozi di quartiere che rendono l’area intorno alla stazione un centro vivibile a tutte le ore del giorno. Lo scopo è di mettere lo spazio pubblico a servizio dei viaggiatori e delle persone che vivono il luogo offrendo alla comunità locale uno spazio riconoscibile e più ordinato. I flussi quotidiani si incontrano in una piazza urbana che diventa luogo programmatico nel quale non bisogna solo passare ma anche fermarsi per godere al meglio del luogo.”


MENZIONE: Castellano Giorgio

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“L’attuale volumetria, schiacciata ed indifferente al contesto, lascia il posto ad un manufatto  più controllato che, attraverso l’uso del vetro risulta permeabile esaltando l’invaso che lo ospita e affidando alla trasparenza il rispetto dell’intorno fortemente storicizzato. I flussi dei viaggiatori, non scompaiono più in un volume opaco e definito ma, senza soluzione di continuità visiva, si mescolano ai fruitori del nuovo polo aggregativo. La stazione è contenuta in una volumetria bassa e allungata, perpendicolare al grande guscio in vetro e acciaio bianco, che protegge gli impianti di risalita. In copertura si prevede un attraversamento pedonale che consente il collegamento in quota da Vico Montesanto alla stazione per mezzo di un ascensore o di un’ampia gradinata che raggiunge la piazza. Il disegno del verde coinvolge l’intero progetto: la piazza dove sono recuperati gli ulivi esistenti, la passerella che ospita piante aromatiche e il cortile retrostante la stazione dove un’aiuola inclinata definisce l’area esterna a ridosso dei fabbricati esistenti.”


MENZIONE: Di Grazia Elena, Chierchiello Giuliana, D’Alessio Andrea, Palmieri Valerio

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“Una candida conchiglia semi aperta è immersa nel tessuto storico per accogliere i passanti. Nulla cela ciò che avviene al suo interno, in cui la delimitazione delle aree di fruizione non è affidata alle partizioni murarie, bensì ai colori del pavimento, alle pareti vetrate e alla luce che penetra dai tagli trasparenti della copertura in alluminio. In essa si sviluppa un’area ristoro pensata per essere un punto di sosta per chi parte, chi rientra, chi aspetta qualcuno o semplicemente per chi riconosce in questa struttura un luogo d’incontro. Il progetto rivolge particolare attenzione allo studio dei percorsi , i camminamenti risultano liberi ma ben canalizzati in ogni specifica area. Tutto è disegnato su misura per creare uno spazio che accolga il passante e gli sveli le funzioni del costruito.” 


PREMIO WEB: Jessica Damiani

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“La Stazione di Montesanto, sita nella zona storica di Napoli, nel Rione dei Quartieri Spagnoli, rappresenta uno dei nodi più importanti della mobilità napoletana. Attualmente presenta varie forme di disagio, vi è la mancanza di un’ area per parcheggiare , non ci sono punti vendita né biglietterie all’interno della Stazione. Il progetto vuole proporre la rivalorizzazione dell’attuale fermata senza alcuna demolizione ma potenziando di quella esistente. Viene proposta una sistemazione delle aree esterne e interne, individuate aree per parcheggi, particolari passeggiate, aree verdi. Un altro aspetto fondamentale del progetto è l’illuminazione; sarà potenziata notevolmente lungo tutti i passaggi pedonali esterni alla stazione, nelle aree per la sosta delle biciclette e nei parcheggi per la auto. Ci saranno così quattro linee di percorrenza: il tracciato veicolare, un filare alberato, una pista ciclabile e i cammini luminosi che segneranno il perimetro dell’area. All’interno della stazione due schiere di percorsi: quelli principali che conducono alle scale e all’uscita e quelli secondari che portano ai vari spazi di servizi pubblici, come area relax, bar (dotata anche di spazio estero con relative sedute), negozio di abbigliamento, edicola (viene mantenuta quella esistente) e i servizi pubblici. Le scale mobili o fisse conducono dal livello stradale (28,84 m.) alla quota banchina (0,00 m.), lungo il percorso di collegamento verticale abbiamo, man mano che si scende, un aumentare del livello di colore grigio sulle pareti, ciò sta ad indicare la profondità. Sono interventi puntuali, un segno minimo di nuovo rilancio urbano.”


PREMIO WEB: Carmine Buonocore, Alfredo Franciosa

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“Il progetto vuole rafforzare il carattere pubblico dello spazio urbano accogliente intrecciando la dinamica mobilità pedonale con le relazioni sociali innescate dall’attesa. Attualmente la sua condizione lo declina ad uno spazio anonimo, penetrato distrattamente nonostante rappresenti un eccezionale terminale. Il progetto si propone di riorganizzare lo spazio esterno: ricostituendo il dialogo con la balconata di via Montesanto e i palazzi perimetrali. In una logica interattiva: la piazzetta, luogo d’incontri, è la stazione; l’architettura della metrò è il treno; il tracciato pedonale è la galleria verso il treno. L’architettura della metrò viene completamente ripensata, conservando solo una originaria pensilina in ghisa e rispettando la direttrice dell’esistente corpo scale conducente alle piattaforme sotterranee. Riproponendo il profilo stilizzato di un treno metropolitano, è costituito da due setti laterali in cemento armato rivestiti con lastre in acciaio Cor-ten, lungo l’asse est-ovest e chiuso superiormente da una struttura vetrata per sfruttare al meglio la luce naturale. La morfologia della curvatura della superficie trasparente permette anche l’interazione visiva interno-esterno e il suo parziale utilizzo a seduta per la piazzetta. La luce naturale è regolata internamente dalle alzate opache delle sedute e, in corrispondenza delle superfici trasparenti, dalle celle fotovoltaiche integrate. Dalle feritoie nella pavimentazione esterna, filtrano i raggi solari al corpo scala sotterraneo.Lo spazio centrale della piazzetta, separato dalla strada, accoglie i viaggiatori con sedute, alternate ad alberature, e aree libere per piccoli eventi. La pavimentazione esterna è in: battuto e cordoli in pietra di tufo nello spazio centrale; in basalto grigio per le sedute; in basaltina bianca nei percorsi. La vegetazione è costituita da bosso ed alberature basse sempre verdi. Una quota del fabbisogno energetico, per il sistema d’illuminazione, è assicurata dalle celle fotovoltaiche e dalla presenza di un generatore mini-eolico ad asse verticale.”


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