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IL TEMA: Il quartiere di Shoreditch era relegato, fino all’ultimo decennio del secolo scorso, ai margini di Londra. Il distretto conosce negli anni Novanta una definitiva rinascita dopo un costante declino che ne aveva caratterizzato la storia del Novecento. In epoca vittoriana il quartiere visse il maggior splendore con l’incremento della music hall e gli spettacoli che riecheggiavano nei teatri della West End andati distrutti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Un processo di rivalsa sociale fu messo in atto da artisti ed intellettuali che, giunti in Gran Bretagna, sceglievano questa zona per alloggiare, visto il basso costo degli affitti. È diventato oggi uno dei quartieri più cool, permettendo alle classi medio-alte di ritornare e a molti di recuperare vecchie fabbriche abbandonate. In questo generale processo di sviluppo vogliamo immaginare la SCHOOL OF ARTS intendendo l’arte come identità e motivo di rinascita. Un luogo di incontro per artisti provenienti da tutto il mondo dove dibattiti, mostre e laboratori creativi possano animarne gli spazi. Una architettura che confermi il distretto di Shoreditch quale uno dei luoghi più vivi di Londra.


PRIMO CLASSIFICATO: Walter Leone Santos (VENEZUELA)

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“L’edificio è costituito da tre volumi distinti per rispondere alle diverse destinazioni d’uso: interazione, didattica e servizi. Lo spazio dei servizi, collocato nella zona retrostante alla piazza principale, connette i due corpi destinati all’interazione e alla didattica. L’auditorium è all’interno di un volume opaco mentre aule e laboratori sono disposte nel corpo laterale che ha uno sviluppo orizzontale più pronunciato rispetto al suo attiguo. Il rivestimento scuro del primo blocco genera un evidente contrasto con la facciata ventilata in legno che copre per metà gli spazi della didattica. L’intenzione di dinamismo è riscontrabile anche nel disegno degli spazi pubblici: la piazza è sistemata a un livello inferiore rispetto alla strada permettendo all’ambito pubblico di essere a servizio della popolazione garantendo un maggior senso di protezione. La fusione tra utilità pubblica e privata diventa un volano indispensabile per favorire l’interazione su scala sociale.”


SECONDO CLASSIFICATO: Moschou Theodora, Matsouki Sofia-Nefeli (GREECE)

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“La decadenza che ha colpito il Shoreditch negli ultimi anni del Novecento spinge ad immaginare la scuola come un nuovo punto di riferimento per la comunità. Artscape (arte e paesaggio), è parte del luogo in cui nasce; attraverso la creazione di accessi e percorrenze dà vita a un tour emozionale.  L’obiettivo era di progettare un luogo in grado di assolvere una doppia funzione: la scuola, ambito di creatività e di istruzione,  e le aree per le esposizioni utili ad offrire uno snodo essenziale d’interazione per l’intera popolazione. Lo spazio pubblico della piazza si fonde al volume superiore della scuola; la piattaforma ha una forma organica, restituisce un’idea d’arte pensata come una cultura senza confini mentre l’edificio in vetro è una vetrina di sapere rivolta al quartiere. La facile accessibilità che le piattaforme garantiscono tra luoghi per la didattica e ambienti espositivi  mette a servizio delle persone  un edificio nato per la città e capace di portare al proprio interno la città stessa.”


TERZO CLASSIFICATO: Mak Chi Hong (HONG KONG)

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“In passato l’artigianato navale ha svolto un ruolo predominante per la Gran Bretagna. L’idea di progetto è di fornire una modalità di apprendimento in cui ci sia commistione tra arte e design.  Il CRAFT-Mart deve funzionare come un magnete per  attrarre artisti internazionali e diffondere l’arte a macchia d’olio attorno a sé, sarà un luogo dove poter vivere e abitare.  Gli studenti risiederanno all’interno di un mercato sociale, a stretto contatto con i loro futuri clienti, pronti a trasformare il proprio sapere, attraverso dibattiti e workshop,  in un veicolo comunicativo. Abitare nel luogo dove si studia è il modo per sentirsi parte di una comunità.  La terrazza verde è il mondo sospeso, l’elevazione del quartiere verso un nuovo futuro.”


TERZO CLASSIFICATO: De Simone Giovanna, Amicarella Matteo (ITALY)

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“La nuova School of Arts si inserisce nel quartiere con l’obiettivo di diventare un punto nevralgico per la collettività: non solo una scuola ma un cuore pulsante della vita artistica. Allo spazio rigido e semi-privato, posto in sopraelevazione e riservato alla scuola, si contrappone un piano terra flessibile pensato per u luogo pregno d’arte. Nasce così l’idea di un Museo Giardino, in cui arte e natura si fondono divenendo ciascuno parte integrante dell’altro: l’artista, il visitatore, il cittadino, fruiscono degli stessi spazi. Una mixité di pubblico e privato, arte e paesaggio, che configura la scuola come un luogo nel quale  vivere la quotidianità. La funzione è solo un pretesto per immaginare un luogo in continuo cambiamento. Una città nella città, un luogo che affascina e coinvolge dando l’idea che tutto può accadere.”


MENZIONE: Lafresiere Sebastien, Beaussart Alexis (AUSTRALIA)

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“L’arte è un processo che va condiviso  con gli altri, è una finestra aperta sul proprio pensiero. Percorrere questa intenzione significava immaginare una struttura capace di dialogare con il contesto. L’idea ha preso forma seguendo una dualità concettuale: il corpo in calcestruzzo rappresenta il rigore della didattica, la galleria in legno estruso che percorre il volume dal basso verso l’alto incarna la follia creativa. Tale sensazione di contrasto si pone in netta separazione rispetto alla rigidità con cui sono state immaginate le aule: sono disegnate in maniera lineare per permettere alla classi di interagire qualora risulti necessario. Tagli e trasparenze frammentano la massa del volume costruito favorendo una percezione dinamica dell’insieme. I camminamenti semi-coperti sono collegamento ai piani e spazio per esposizione in divenire; il non costruito esterno diventa  una piazza a servizio della comunità.”


MENZIONE: Cacciamani Diego, Agostinelli Giorgia, Bellucci Alex, De Matteis Lorenzo (ITALY)

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“L’analisi dell’area lascia intendere come le strade attorno al sito d’intervento rappresentino importanti snodi di collegamento pedonale e veicolare. Lo spunto progettuale nasce dall’esigenza di creare delle contro-facciate, un elemento architettonico che faccia intendere il proprio peso e diventi un wall screen  nudo, chiaro, rigoroso e facilmente leggibile. L’insieme scaturisce da una fluidità di percorrenze ha permesso la creazione di un percorso trasversale come intenzione di adesione al luogo. Gli spazi attorno assumono una forma dinamica che contrasta con la generale ed apparente rigidità del volume esterno. Le bielle in acciaio che delimitano aule e laboratori invitano il visitatore a precorrere il taglio tra i volumi che diventa un importante filtro tra pubblico e privato.”


MENZIONE: Chapron Julia (FRANCE)

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“Una scuola per essere a servizio dei suoi studenti ha bisogno di una piazza pubblica che diventi luogo d’incontro e d’interazione. La scelta progettuale si è indirizzata sulla volontà di occupare parzialmente il lotto e lasciare libera la restante parte. L’idea formale si sviluppa facendo convivere due differenti direttrici, longitudinale e trasversale, in risposta alle diverse esigenze di natura funzionale. Il blocco verticale è dedicato alle arti figurative, pittura e fotografia, quello orizzontale e ipogeo è destinato al cinema e alla scultura. Sistemi imponenti di scale sono un segno d’identità che emerge dalle facciate trasparenti del volume fuori terra. Una rampa di accesso scoperta collega la piazza esterna con le aule collocate sotto il livello strada per instaurare un sistema di percorsi aperto ai flussi pedonali.”


MENZIONE: Ducrhoet Roman, Bergazov Alice (FRANCE)

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“Spazi verdi e tanta cultura, è quel che più caratterizza il quartiere di Shoreditch. Appare interessante riuscire a fondere questi due concetti in un nucleo centrale che faccia da tramite tra interno ed esterno e diventi il baricentro attorno al quale far gravitare gli spazi costruiti. I percorsi tra le aule, generati da un processo di intersezione tra volumi, diventano una passeggiata dove pieni e vuoti. Chi cammina è contemporaneamente dentro e fuori, si sente avvolto da una continuità che il velo di vetro esterno riesce a garantire. Trasparenze e luce sono segni di continuità con il contesto, il fruitore vive gli spazi privati con uno sguardo sempre rivolto alla realtà circostante.”


MENZIONE: Alejandro Taratiel Revuelta, Francisco Naranjo Hernández (SPAIN)

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“La scuola d’arte nasce con lo scopo di accogliere la nuova scena artistica del quartiere, uno spazio dove gli studenti sono liberi di sognare e creare tutto ciò che immagina la loro mente. Le trasparenze rendono possibile l’interazione con la città dando vita ad un’esperienza capace di unire il mondo esterno con gli spazi per l’arte. La scuola è chiusa dentro una scatola di vetro che proteggere gli ambienti dall’esterno pur non escludendo la relazione con il luogo.  Gli spazi per la didattica sono distribuiti su tre livelli e gravitano attorno alla piazza centrale che funziona da calamita tra le diverse funzioni. Esterno e interno diventano parte di un’unica cellula, un contenitore di idee che convivono sotto un unico tetto.”


MENZIONE: Samuel Càrdenas Garcìa, Eduardo Alfonso Méndez Ortega, Melissa Guerra Sànchez (MEXICO)

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“Luis Khan riteneva che l’architettura provasse sempre a imitare la natura. In base a tale premessa, la nuova scuola per Shoreditch è stata immaginata come una piazza, un luogo aperto in cui pubblico e privato sono legati in modo imprescindibile, senza barriere. Le tre fasi del processo creativo –  ispirazione, realizzazione e esposizione – hanno caratterizzato la proposta progettuale. Le aree coperte sono organizzate attorno al cortile centrale: le camere sono a livello più basso, per godere di una maggiore privacy, mentre i laboratori, che affacciano direttamente sulla corte, sono collocati ai livelli superiori. La fluidità dei percorsi è pensata per mettere in relazione spazi pubblici e privati per favorire l’integrazione con il contesto.”


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