Gibellina è una cittadina dell’Italia meridionale che nel corso della seconda metà del secolo scorso fu rasa al suolo da un violento terremoto. L’insediamento abitativo fu abbandonato per ricostruire una nuova comunità a pochi chilometri di distanza dominata da una collina dove oggi è collocata la chiesa Madre progettata dall’architetto Ludovico Quadroni. L’incarico fu affidato al progettista nel 1970 per essere completato due anni la posa della prima pietra.
La geometria del luogo risulta inusuale per una costruzione ecclesiastica: la pianta a base quadrata – circa 50 metri per lato – è caratterizzata da un anfiteatro scoperto aperto dominato da una sfera centrale. La sfera rappresenta un luogo chiaramente simbolico, il centro gravitazionale degli spazi per la liturgia intorno a essa disposti. La chiesa coperta è invasa dal volume sferico per un quarto della sua superficie mentre la restante parte fluttua in equilibrio sulle gradonate disposte sul lato opposto.
La sfera, totalmente rivestita di bianco, è una superficie liscia e candida che incarna la ricerca di purezza. Gli spalti in cemento e le murature in pietra conferiscono al manufatto una matericità povera ma dalla forte intenzione tattile. Il campanile, incastonato tra le estremità dell’auditorium, sovverte lo schema classico della costruzione a torre per far posto a una visione spaziale protesa al futuro.