#AUSCHWITZCALL

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IL TEMA: Auschwitz è oggi una cittadina che conta poco mendo di 40.000 abitanti, un piccolo sobborgo di periferia dove si respirano le tracce di un triste passato. È innegabile come la memoria associ ancora oggi a questi luoghi le immagini dello sterminio nazista. Senza dimenticare è forse arrivato il momento di liberare il luogo da questa ingiusta zavorra. Vogliamo quindi ripensare ad una struttura che sia un inno alla gioia, uno spazio in cui favorire l’aggregazione e la convivialità tra gli individui. Intendiamo celebrare l’identità, dare riscatto a chi in epoche neppure tanto lontane ha visto la propria figura spersonificata da ingiuste pratiche di regime. Il MEMORIAL CULTURAL CENTRE dovrà essere uno spazio di incontro nel cuore della cittadina, un polo di riferimento su scala urbana. Al suo interno laboratori creativi, un teatro e un auditorium diventeranno importanti incubatori sociali. Tanto il sapere quanto il ricordo saranno alla base delle generazioni future. Non può esserci cultura senza memoria!


PRIMO CLASSIFICATO: Kyungmin Rim, Eunbyul Jo (South Korea)

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“Auschwitz è uno dei luoghi più dolorosi della storia motivo per cui, in molti, immagino questa città come un posto cupo. Ma al contrario, è uno scenario che può esprimere anche serenità, come tanti altri posti nel mondo. Il progetto punta a costruire un complesso per le persone che vivono il presente, piuttosto che mostrare solo il lutto. Nel campo di concentramento, vecchie caserme, divennero luoghi in cui accatastare persone ingiustamente condannate. Oggi diventano spazi di commemorazione che vogliono celebrare la sacralità della vita. La forma dialoga con il luogo, la funzione cancella le brutalità che lo hanno attraversato.”


SECONDO CLASSIFICATO: Alexandros Merkouris (Austria)

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“La proposta funziona come un nido di creatività. La sua posizione tra il cuore della città e le rovine del passato crea una connessione tra ieri ed oggi. Il progetto ha un compito primario, disegna un hub pubblico che è sempre aperto alla città e ai visitatori. I quattro ingressi creano un sistema di connessione con l’impianto urbano preesistente. L’obiettivo è quello di dimostrare come non esista futuro senza passato, come il ricordo possa essere un pretesto di rinascita per le epoche future.”


TERZO CLASSIFICATO: Castoldi Tommaso (Italia)

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“Nella memoria di molti Auschwitz ci ritorna come l’immagine di uno degli ingressi più temuti della storia: difficile dimenticare quelle rotaie che inesorabilmente conducevano i prigionieri all’interno del campo. Partendo da questo presupposto il progetto non prevede un unico ingresso, intento di destrutturazione di un triste ricordo. Il nuovo cultural centre sarà accessibile da qualunque direzione. La forma monolitica dei volumi rappresenta l’ingombrante memoria senza porre limiti alle prospettive ottiche dei visitatori. Non esistono percorsi prestabiliti, è una urgenza di libertà rimasta troppo a lungo preclusa.”


MENZIONE: Kirillova Daria (Russia)

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“È un centro culturale che diventa il simbolo peruna società libera. Gli ingressi sono significativi, rappresentano la metafora di quel che è stato. Si accede alla struttura tramite un passaggio dalle modeste dimensioni, a sottolineare la crudeltà con cui le persone venivano risucchiate all’interno del campo. L’uscita è, invece, molto più ampia. Simboleggia la lotta delle persone contro la crudeltà e la violenza, è la distruzione finale del male a favore della vittoria. La luce che penetra dalle fenditure laterali rappresenta tutte le persone che hanno vissuto questo atroce momento dell’umanità.”


MENZIONE: Manuel Alejandro Suàrez Hernàndez (Messico)

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“L’osservatorio globale per la memoria del genocidio nasce dall’idea che la vita e la speranza sorgono dove un tempo c’era dolore e sofferenza. Vuole diventare un simbolo di pace,  una rottura con la grande tragedia del passato. La piazza centrale è un punto d’incontro per le genti che non è scaturito dallo studio di alcuna pregressa giacitura. L’intenzione era di non far tornare il passato in nessuna scelta contemporanea. Le alberature spaccano volutamente la pavimentazione, è la forza delle radici che non vogliono più costrizioni. I nuovi spazi saranno il luogo dove le genti potranno arricchirsi con esperienze di gioia collettiva.”


MENZIONE: Stepan Kukharskiy, Alina Chereyskaya (Russia)

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“Intendiamo il memorial cultural centre  come un edificio moderno, contemporaneo, che tragga influenze dal luogo in cui si trova. La pavimentazione, a tinte bianche e nere, simboleggia la divisa che indossavano i prigionieri del campo. Il percorso pedonale crea un collegamento tra il passato di Auschwitz (campo di concentramento di Auschwitz) e il futuro della città (il suo ulteriore sviluppo). Tutti i blocchi funzionali dell’edificio (auditorium, biblioteca, ufficio, sale laboratorio, ristorante, area tecnica, sotterraneo situato) sono organizzati lungo il sentiero principale. Il progetto ha fatto affidamento ad una forma morbida, in netta contrapposizione con le geometrie rigide della zona. Interazioni multimediali all’aperto raccontano la storia del luogo e tengono viva la memoria.”


MENZIONATO: Lupini Davide (Italia)

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“Il  memorial cultural centre è pensato come un grande spazio pubblico che fonde memoria, simbologia e aggregazione guardando al passato con un occhio al futuro. La forma trae ispirazione dal filo spinato, elemento caratterizzante i campi di concentramento, che viene qui riproposto idealmente come elemento strutturale. Le immagini sulla pelle dell’edificio raffigurano scene di prigionia e di liberazione in risposta al desiderio di fratellanza tra popoli. I germe dell’antisemitismo può essere combattuto solo attraverso la memoria. Il complesso, attraverso i suoi significati, non ha paura di ricordarlo, facendosi portatore di un nuovo messaggio di rinascita.”


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